Percorsi museali accessibili per favorire l’inclusione delle persone con disabilità cognitive

Accessibilità museale e disabilità cognitive

L’iniziativa sviluppata dai Dipartimenti di Scienze Mediche Traslazionali e di Architettura dell’Università Federico II ha reso i percorsi museali più accessibili a bambini e ragazzi con disabilità cognitive e disturbi dello spettro autistico. Attraverso strumenti digitali innovativi e metodologie inclusive, ha garantito una fruizione culturale più equa, coinvolgendo scuole, famiglie e operatori museali. L’attività ha interessato tre siti di rilievo: il Parco Archeologico di Paestum e Velia, il Parco Archeologico di Pompei e il complesso monastico di S. Anna dei Lombardi a Napoli. L’adozione di agende visive, video-tour interattivi e percorsi sensoriali ha reso l’esperienza museale più accessibile, facilitando l’interazione e la partecipazione attiva dei visitatori con disabilità.

Tecnologie inclusive e strumenti innovativi

Gli strumenti utilizzati si basano sulla comunicazione aumentativa alternativa e sul digital storytelling, con contenuti personalizzati per ridurre l’ansia e migliorare la comprensione dei percorsi espositivi. L’implementazione di serious games e realtà virtuale ha rafforzato l’apprendimento esperienziale, permettendo ai visitatori di immergersi nei contesti storici senza barriere cognitive. Un elemento chiave è stato il coinvolgimento attivo delle famiglie e degli educatori, ai quali sono stati forniti strumenti formativi per accompagnare i ragazzi nella visita. Inoltre, la formazione del personale museale ha garantito una maggiore sensibilizzazione sui temi dell’accessibilità, rendendo queste pratiche replicabili e sostenibili nel tempo.

Impatto sui fruitori

L’iniziativa ha migliorato l’accessibilità ai beni culturali per centinaia di bambini e ragazzi con disabilità, riducendo forme di esclusione sociale e favorendo la partecipazione della comunità. I percorsi sviluppati sono stati inseriti stabilmente nelle offerte museali di Paestum e Pompei, con eventi regolari e un progressivo ampliamento delle attività. Un risultato significativo è stato l’inserimento di giovani neurodivergenti come guide museali e facilitatori, offrendo nuove opportunità di formazione e inserimento lavorativo. Il modello sperimentato rappresenta un punto di riferimento per rendere il patrimonio culturale sempre più inclusivo, promuovendo un cambiamento duraturo nella fruizione dei musei.